mercoledì 8 gennaio 2014

Silente Perfezione

Il momento della contemplazione nella tradizione estetica giapponese è ammirazione del divino, immanente in ogni essere presente in natura, e l’attimo fuggevole ed effimero della fruizione della bellezza trasmette gioia e benessere all’uomo che, solo per un momento, viene ad essere in sintonia con l’universo di cui è parte.
I valori etici ed estetici quindi si fondono con la religione Buddista e la filosofia  Zen amplificando concetti come il continuo allenamento e l’ostinata ripetizione, alla ricerca di quella stessa perfezione che l’uomo può ritrovare solamente in natura.

La bellezza è nell’equilibrio di sentimento e tecnica, la bellezza è  pulita, essenziale, la bellezza è silenzio che porta alla concentrazione, alla meditazione, alla consapevolezza di sé.
Da queste considerazioni, del tutto congeniali con la filosofia che  sottende le mie opere, ho voluto reinterpretare le famose disposizioni di fiori giapponesi Ikebana in forma grafica.


Sono composizioni semplici, serene, che sottendono alle  regole ritmiche delle strutture architettoniche,  equilibrio e armonica distribuzione degli elementi scevri da infrastrutture che potrebbero danneggiarne la purezza e la linearità, pazientemente costruite nell’assoluto silenzio della moderazione e della modestia.






















Un omaggio alle multiformi espressioni della natura dal titolo Silente Perfezione.
Silenti non solo perché rientrano nella categoria delle nature morte (in inglese Still Life, letteralmente Natura Silente) ma anche perché frutto di un lavoro di concentrazione nel silenzio alla ricerca dell’equilibrio fra razionalità e sentimento, fra spazio e forma, esaltazione della linea e del ritmo: un’ unione seppur per un attimo effimero fra terreno e divino che le rende perfette.   

Piccole notizie sull’Ikebana.
E l’arte giapponese della disposizione dei fiori recisi, anticamente conosciuta come Kadō (華道 o 花道).E un'arte molto antica che ha le sue origini in Oriente ma solo nel complesso artistico e religioso del Giappone ha trovato il terreno fertile per il suo sviluppo trasformandosi, da iniziale offerta agli dei, in una multiforme espressione artistica. Le sue origini risalgono al VI secolo d.C.
In origine l'arte dei fiori era praticata solamente dai nobili e dai monaci buddhisti, che rappresentavano le classi elevate del Giappone, e solo molto più tardi si diffuse in tutti i ceti diventando popolare con il nome di Ikebana. Il primo stile, piuttosto elaborato, fu il Rikka che comprendeva la presenza nella composizione di ben sette elementi: i tre rami principali e i quattro secondari. In seguito venne elaborato uno stile più semplice, il Nageire. In epoca moderna ogni scuola adottò un proprio stile personale e si cominciarono ad usare anche vasi bassi dal bordo poco elevato ed elementi di contorno come sassi, rami secchi ed altri materiali naturali.L’ikebana nasce dall’osservazione della natura ed evita lo scadimento stilistico con lo studio costante delle forme, la conquista della tecnica e il continuo perfezionamento dei mezzi interiori e manuali. Nulla  sfugge a questo continuo controllo e forme  e materiali si amalgamano in vicendevole scambio di equilibri razionali e armonicamente logici.
Alla base della costruzione, qualunque sia la forma dell’ikebana, troviamo il triangolo. Triangolo che raffigura il cosmo, simbolo della montagna e del fuoco se ha il vertice in alto, della caverna e dell’acqua se ha il vertice in basso e anche simbolo delle fasi della vita, passato presente e futuro, nascita maturità e morte. Come queste forze si devono armonizzare per formare l’universo, così i rami si devono equilibrare nello spazio senza sforzo apparente. Questa l’essenza dell’ikebana: completezza conchiusa e potenzialità dinamica.